Shiatsu News 60 - giugno-luglio 2018
26 n. 60 - Giugno 2018 i l Terzo Paradi so E da qui non parlano più solo di pace e della guerra che è stata, ma nel TP hanno trovato l’altro lato, la proposta: “che cosa possiamo fare noi oggi per evitare tutto ciò?”. Vi fac- cio un esempio velocissimo: mercoledì sono stato al Monumento nazionale della Palude di Torre Flavia, è fra Cerveteri e Ladispoli, è una zona rurale, sono 40 ettari, è un par- co naturale senza recinzioni. Già il fatto di essere senza recinzioni vi lascio immagina- re che possa succedere, la cosa più grave è che vengono le mareggiate dal Tevere, dalla foce spesso e volentieri queste mareggiate riporta su questo parco naturale e sulle zone limitrofe rifiuti, i rifiuti galleggianti. Plastica; io nel giro di 5 minuti avrò raccolto un cen- tinaio di cotton fioc, a tre giorni dalla pulizia straordinaria che avevano fatto. Ora, uno può andare lì e dire “che schifo la spiaggia”, oppure “puliamo la spiaggia”, tut- tavia la persona responsabile deve sempre dire a tutti “non buttiamo i cotton fioc den- tro al water” altrimenti come ci arrivano al mare? È così, e così per tutto quanto, perché poi la natura cerca di difendersi in tutte le maniere, ma se non la difendiamo noi per primi c’è poco da fare. Una volta per tagliare un albero di grandi dimensioni servivano due persone ed una sega enorme; adesso c’è una macchina che riduce in pezzi il tutto in 30 secondi, magari un albero che ha 200 anni di vita, altre scelte sono legate alle varie am- ministrazione che a volte risultano cervelloti- che, a volte assurde e incomprensibili. In realtà è necessario confrontarsi un po’ con tutto quanto, nell’ambito del confronto io voglio che 1+1 diventi 3, non può esse- re semplicemente una logica “si deve fare così, punto!”, non può essere così. La no- stra responsabilità è questa, nel momento in cui determino che il terzo cerchio è il finito, nell’ambito dell’infinito, (i due cerchi esterni sono l’infinito, e resta) ma il finito sono io, è l’incontro con un’era geologica, è la storia di Roma, è l’Unità d’Italia, ma c’è comun- que una durata. Questa durata vuole una responsabilità verso il passato, quello che ci hanno lasciato, e verso il futuro, quello che lascerò. Quindi, questi sono tutti messag- gi, ecco perché poi nella tela fatta (2 foto “tela collettiva”, la seconda è quella definiti- va completata a Lamezia Terme, la prima è l’inizio della tela a CUBA, vedi sotto) da una parte c’è la natura, dall’altra c’è l’artificio ed in mezzo il bianco. Questa è la tela che ha fatto il giro del mondo, che all’inizio ho dise- gnato io, ci sono i passaggi di tutto il mondo, Bruxelles, la Spagna, la Cambogia, Lamezia Terme, Cuba, Bali, Giappone, ma il centro è rimasto bianco perché il bianco siamo noi. E la cosa bella è, quando si parla di bianco e di nero, e il nero sembra sempre la parte brut- ta, ma il nero è il nulla, è la rappresentazio- ne del vuoto; lo riempiamo noi, e quando lo riempiamo diventiamo tutti i colori del Mon- do. E tutti i colori quando girano entrando in movimento diventano bianco, quindi, non è il bianco il naturale, il naturale è il nero, in questa visione di yin e di yang.
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