Shiatsu News 71 - Speciale XXXIII Convegno Nazionale FISieo

complesse dell’esistenza che però sono fondamentali in ogni progetto di salute; in pratica si andava manifestando un vuoto nell’offerta terapeutica convenzionale; 2. dall’altro l’arrivo delle filosofie orientali (meditazione, arti marziali, yoga, arti per la salute ecc.), offrirono una prospettiva che fu accolta spontaneamente come complementare e ribilanciante rispetto al pensiero meccanicistico. Queste filosofie inoltre favorirono il risveglio delle analoghe visioni proprie della nostra cultura classica, che erano rimaste per secoli sotto traccia come un bisogno in attesa di essere riconosciuto. Queste erano sopravvissute, oltre che negli studi di nicchia degli studiosi, “nascoste” nel buon senso popolare (se lo guardiamo bene il buon senso è la capacità olistica di vedere il tutto), pronte a divampare come un incendio non appena fosse arrivato l’innesco giusto. In poche parole l’istinto di sopravvivenza, che è alla base di ogni cambiamento, favorì lo sviluppo di tutte quelle visioni di cura e di salute che vedono l’essere umano come un sistema complesso, che è molto di più della somma delle sue parti. Il mio scritto risale al 2017 (il libro fu pubblicato nel 2018) e in quel periodo già si annusavano i segnali di una trasformazione che avrebbe coinvolto anche lo shiatsu. Da lì a poco il mondo sarebbe stato scosso da uno tsunami, chiamato pandemia, che avrebbe fatto tremare le fondamenta di una società che stava già lavorando al proprio cambiamento. Gli anni settanta avevano portato a pensare che quel cambiamento sarebbe stato fondato sulla solidarietà, sulla fratellanza, la pace, il pensiero olistico, ma la pandemia di fatto ha invece radicalizzato il vecchio pensiero meccanicistico dando a tutto quello che fino a qualche anno fa appariva fanta-scienza, una legittimazione impensabile poco prima e in un tempo cortissimo. Adesso parliamo con disinvoltura di intelligenza artificiale, medicina degli algoritmi, sanità a punti, impianto di microchip nel corpo, controllo e regolazione dei parametri vitali da remoto e via dicendo. Ma soprattutto stiamo ragionando sulla seria possibilità di integrare tutte queste tecnologie nell’essere umano. In pratica l’umanità, agli albori di quella che è stata definita l’era dell’Acquario, che avrebbe dovuto farla evolvere nei termini prima visti, sta ragionando sulla possibilità di creare una specie transumana, cioè ibridata con le macchine; quindi, se guardiamo bene la cosa, sta ragionando se decretare o meno il fallimento della specie umana. Spingendo un po’ il discorso possiamo azzardare a dire che forse stiamo assistendo, ancora in maniera inconsapevole, alla nascita di due specie umane: una che andrà verso una naturale visione olistica dell’esistenza, quindi analogica oltre che logica, ed un’altra ibridata con la tecnologia e l’intelligenza artificiale, quindi verso una visione radicalmente logica. Il concetto di salute e quindi di salutogenesi passa da tutto questo, e qui torna la domanda iniziale: lo Shiatsu è in grado di intercettare il grido di aiuto che si sta levando silenziosamente dalla società? Ognuno di noi nel proprio studio dovrebbe cominciare ad averne una percezione sempre più netta. Ma soprattutto noi operatori ci sentiamo all’altezza di tutto questo? Cominciamo ad averne coscienza? Crediamo profondamente nello shiatsu come vorremmo che ci credessero i nostri interlocutori? Profondamente vuol dire col nostro corpo: se quando ho un dolore lo silenzio con un antidolorifico perché non dovrebbe farlo anche il mio ricevente? E perché quindi lui dovrebbe aver bisogno di me e del mio shiatsu? Sono domande che dobbiamo cominciare a farci perché le crisi esigono di non lasciare in ombra alcuna zona e di non dare niente per scontato. Personalmente credo che come federazione non dobbiamo suggerire delle risposte già confezionate ma abbiamo invece la responsabilità di attivare processi e creare le condizioni perché nascano le domande, ognuno deve poter sviluppare le proprie, e provare ad ascoltarsi con orecchie rinnovate. Il convegno dovrebbe avere questo obiettivo. Dopo questa esperienza verranno creati anche momenti ad hoc per restituzioni e confronti, per costruire insieme l’identità che vogliamo far emergere da questa crisi. Una cosa però la posso dire con onestà: ci stiamo provando. Andrea Mascaro DAL PRES I DENTE 5 Speciale XXXIII Convegno

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