ABCDEFGHILM
35
chi per confrontarsi con gli al-
tri, per guardare le cose brutte
e belle della vita senza lasciar-
si sconvolgere da quanto l'esi-
stenza presenta? Il maestro non
è diverso dalla nonna, lo sa be-
nissimo che per fare un figlio
ci vogliono nove mesi. Così la
nonna, che inizialmente spe-
ra che la nipote si sposi, poi le
mette paura e dice: "Sì, fai l'illu-
minazione, ma i problemi non
sono affatto finiti". Pur sapendo
che i problemi non sono finiti,
il maestro sa che realizzata l'il-
luminazione, che per un figlio
ci vogliano nove mesi o nove-
cento anni non importa: è tut-
to compreso nell'universo per-
sonale. È soltanto realizzando
l'assoluto che il relativo dei fi-
gli, dei fidanzati e di tutti i pro-
blemi, verrà affrontato nella
giusta maniera.
Il fondamento di tutto è realiz-
zare l'assoluto. Esso è in un bat-
tito di ciglia, e non alla fine di
nove mesi. Nella nostra scuo-
la s'insegna che non bisogna
aspettare nove mesi o che l'albe-
ro sia cresciuto: l'assoluto è già
lì, e proprio come dice il mae-
stro c'è soltanto da aprire gli oc-
chi e vedere.
La realizzazione non cambia il
mondo in maniera diretta, cam-
bia l'uomo al fondamento, così
da essere una luce che lo attra-
versa in maniera impeccabile
per sé e per gli altri capaci di
lasciarsi abbagliare.
Sulla Poesia:
Questo pomeriggio, alla fine
dell'arrampicata, ci siamo fer-
mati in un bar di Ferentillo.
Mentre si beveva una birra ho
visto due calendari che segna-
vano ancora agosto. Certo, oggi
è soltanto il primo di settembre
e domani avranno già staccato i
fogli del mese passato. Ma li ho
notati perché, in casa, Kiyoka
strappa le pagine dei suoi calen-
dari prima che finisca il mese.
Io aspetto la mattina del giorno
dopo, e qualche volta dimentico
pure di farlo. I calendari sono
precisi, finisce un mese e biso-
gna passare all'altro. È normale
dire: "È già passato agosto, man-
cano solo quattro mesi e sarà fi-
nito un altro anno". Il tempo che
passa, il corpo che invecchia, i
capelli che imbiancano, le cose
che si volevano fare e che anco-
ra non si è riusciti a fare, sono
nei nostri pensieri e nelle nostre
chiacchiere. È normale, questa
è l'esistenza in cui siamo im-
mersi e col cambiare delle sta-
gioni cambia il corpo di ogni
essere. Però, un praticante, do-
vrebbe sapere che il tempo non
è soltanto quello dell'orologio,
del calendario, della Terra che
gira intorno al Sole, della Luna
che gira intorno alla Terra. Così
come gli alberi che mettono le
foglie e poi le perdono. Il pra-
ticante sa che tutti questi ci-
cli fanno parte dell'esistenza,
del nostro passaggio sulla Ter-
ra. Ma è fondamentale vedere
il tempo senza tempo, per esse-
re in un tempo che non è lega-
to nè all'orologio nè al calenda-
rio. Perché è nell'istante in cui
si parla, si mangia, si dorme e si
cammina che dovrebbe essere
il proprio centro. Guidando in
autostrada si vedono i chilome-
tri che passano e le varie uscite,
ma si è immobili all'interno del-
la macchina. Si può dire che in
quell'immobilità non ci sia più
età nè capelli bianchi e nemme-
no un corpo che invecchia. Se si
è completamente in quell'istan-
te, pure se il tempo dei calenda-
ri mette un po' di malinconia, è
la malinconia che dà il gusto di
scrivere una poesia.
•
n. 40 - Giugno-Luglio 2013
NEWS
KOAN