CASO N°
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N
el parlare ai discepoli
un maestro deve spro-
narli alla ricerca per il
gusto della ricerca. Nello stes-
so tempo, deve far intravede-
re un traguardo e che vi sia la
possibilità di raggiungerlo. È
perciò ovvio dire che in senso
assoluto raggiungere l'illumi-
nazione sia come aprire e chiu-
dere gli occhi. Perché, in asso-
luto, tutti gli esseri umani, così
come sono, sono già illuminati.
Però, quando nella quotidiani-
tà si deve mostrare lo splendore
dell'illuminazione, come si fa? È
giusto e normale che un giova-
ne discepolo si entusiasmi alle
parole del maestro ed esse gli
vibrino nel cuore e diano sen-
so alla sua esistenza. Così, tor-
nando a casa, l'entusiasmo vie-
ne fuori, e la nonna abituata a
vedere ogni minimo cambia-
mento di una nipote che ha vi-
sto nascere e crescere, se ne ac-
corge subito. E una famiglia in
cui i nonni vivono ancora insie-
me ai figli e ai nipoti. In effetti
sembra innamorata e la doman-
da della nonna è spontanea. In-
namorata lo è ma del maestro, si
potrebbe dire che egli è riusci-
to a farla innamorare della pro-
pria realtà. Insomma, ha sco-
perto l'amore per il maestro che
essa è, di cui non si può fare a
meno di innamorarsi, e la non-
na si accorge della trasforma-
zione. I mistici cristiani e sufi
parlano spesso dell'amore ver-
so Dio, e descrivono la propria
realizzazione come degli inna-
morati che scrivono un poema
dedicato al proprio amante. La
stessa gioia pervade la ragazza
dopo aver partecipato alla ses-
shin. Può capitare, e molti me
lo hanno comunicato a voce o
per lettera. La sesshin ha rap-
presentato una svolta, pure se
non tutte le sesshin sono così,
ognuna ha il suo svolgimento e
le sue realizzazioni. La ragazza
ne viene fuori come se avesse
trovato l'amore. Ha realizzato
quanto dice il maestro, ovve-
ro che l'illuminazione c'è, sen-
te di averla a portata di mano.
È come chi si reca ad un appun-
tamento d'amore. Nel libro che
ho appena letto, c'è un ispettore
di polizia cinquantenne che da
tanto tempo non incontra una
donna. La sua amica sta per ar-
rivare in aereo da un paese lon-
tano, e andando all'aeroporto si
accorge di sentirsi come un ado-
lescente al primo appuntamen-
to. Così è la ragazza del caso.
La nonna si accorge di questa
specie d'innamoramento e spe-
ra che essa, non ancora sposa-
ta, abbia incontrato il suo uomo.
Invece la nipote parla del mae-
stro: "Il maestro ha detto che...".
La nonna non vuole rovinare la
gioia della nipote, sa che il mo-
mento dell'innamoramento è
come aprire e chiudere gli oc-
chi, e non come nelle favole che
il principe e Biancaneve si spo-
sano e poi vivono felici e con-
tenti. È da quel momento che
comincia la vera vita.
La nonna sa che dopo
l'amore, ovvero dopo
l'illuminazione, non
è tutto semplice, c'è
da tirare avanti an-
cora per tanti anni.
Per fare un figlio ba-
sta far incontrare due cellule,
ma poi il bambino va tenuto in
pancia per nove mesi. E questo,
dice la nonna, è solo l'inizio.
Ogni praticante, cercatore del-
la Via, della impeccabilità della
illuminazione, sa che poi dovrà
convivere con le regole della
natura e del mondo. La poesia
dice: "L'universo gira facilmen-
te da sè, e sembra che ci sia sem-
pre stato". Sembra?! Allorché
sembra, c'è sempre stato! Sem-
bra che tutto vada bene, ma ba-
sta provare a mettere un seme e
si capisce quanto ci mette a ger-
mogliare. Quanta cura richiede,
perché diventi un albero e viva
il suo percorso nell'universo,
così come vivrà nell'universo
un bambino e tutti noi energie
dell'universo. È vero, l'illumina-
zione c'é, non ci sarebbe altro da
fare, il maestro non dice bugie,
non: "
Ripete frescacce e c'é ancora
chi ci crede
". Da un certo punto
di vista è una
frescaccia
, perché
non c'è d'aprire o chiudere gli
occhi, l'illuminazione c'era già
prima degli occhi. Ancora pri-
ma che i nostri genitori fossero
nati, l'assoluto è così com'è. Ma
pure se il maestro dice: "E vera-
mente tutto semplice e a portata
di mano, basta un battito d'oc-
chi e si realizza quel che c'è da
realizzare", quante volte si de-
vono aprire e chiudere gli oc-
n. 40 - Giugno-Luglio 2013
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Si potrebbe dire
che egli è riuscito
a farla innamorare
della propria realtà
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